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La violenza nella famiglia non è un fenomeno dei nostri tempi ma vecchio quanto il mondo. Oggi a differenza di ieri è resa pubblica attraverso i mass media e associazioni nate con lo scopo di aiutare la donna a dare voce a un dolore soffocato per anni nel profondo dell’anima aiutandola a  riscattarsi da una realtà drammatica, fatta di violenza fisica e psicologica. Nonostante la si inviti ad uscire allo scoperto denunciando il proprio carnefice, mettendo fine a situazioni dolorose e insostenibili che si protraggono da anni; la donna sa che non è un percorso facile e molte volte preferisce rimanere nel proprio dramma,rinunciando alla possibilità di una rinascita, per se e  per i figli.

Spesso è minacciata di morte dall'uomo quando decide di lasciarlo. Per sua esperienza sa che un uomo "malato" può arrivare a tanto. In questo caso preferisce continuare a vivere una vita di violenze alla quale è abituata piuttosto che vivere nel terrore di conseguenze peggiori. Si isola e si allontana dal mondo esterno a causa del senso di vergogna che accompagna la sua esistenza. Cosi facendo nega il suo dramma aggrappandosi alla convinzione che prima o poi  le cose cambieranno: preferisce credere alle false promesse piuttosto che affrontare la realtà. Negando il suo dramma nega anche quello dei figli tracciando il loro destino. Spesso spinta dalla forza della disperazione  decide di dire basta a una vita impossibile rivolgendosi alle autorità e chiedendo sostegno alle associazioni, che in maggioranza sono costituite da donne che hanno superato lo stesso dramma e si "battono" affinché anche le altre riescano a recuperare una propria dignità e autostima.

 

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