L’omosessualità è il comportamento sentimentale o sessuale tra individui dello stesso sesso. Le teorie che vogliono spiegare l’omosessualità sono la biologica e la psicologica ma nessuna delle due è riuscita a dare una risposta scientificamente valida, che spieghi il fenomeno. Nella ricerca biologica alcune indagini recenti hanno indotto molti studiosi a considerare che esistano fattori ormonali che predispongono all’omosessualità. Le teorie di tipo psicoanalitico e psicologico spiegano il comportamento omosessuale come mancato superamento del complesso di Edipo, considerando che vi è una predisposizione bisessuale innata in tutti gli esseri umani, un eventuale blocco nello sviluppo psicosessuale del bambino sfocerebbe nell’omosessualità. Altri ipotizzano che un rapporto problematico con i genitori o altri fattori familiari possono determinare in un individuo l’omosessualità. Dal punto di vista culturale gli studi storici e antropologici hanno dimostrato che l’omosessualità è un fenomeno quasi universale, e che si osserva anche nel regno animale.

 

Cenni storici

L’omosessualità era ampiamente praticata ai tempi dell’impero romano e dell’antica Grecia, ed era accettata come cosa naturale in tutti i ceti sociali. Difatti la letteratura e le arti figurative non aveva problemi nel rappresentare rapporti omosessuali perché considerati né disdicevoli né peccaminosi.

I primi segni di condanna all’omosessualità emergono dagli scritti di sant’Agostino e di san Tommaso d’Aquino i quali affermano che ogni atto sessuale non finalizzato alla procreazione è considerato innaturale e peccaminoso. La chiesa facendo proprio questo concetto si eresse ad autorità suprema e gli omosessuali venivano puniti e giudicati con leggi arbitrarie. Talvolta venivano  costretti alla preghiera e alla penitenza, altre volte torturati o mandati al rogo. Questa condanna all’omosessualità come “peccato” è durata fino al diciannovesimo secolo per poi essere sostituita come “malattia” da una prospettiva medica sulla sessualità. Dalla metà del ventesimo secolo, l'omosessualità non è più considerata una “malattia” ma permangono alcuni concetti di omofobia che rendono difficile vivere con serenità la propria normalità di omosessuale.

 

Omosessualità oggi

La psichiatria non ritiene più l’omosessualità né una “perversione” né un “disturbo psico-sessuale” ma fa riferimento al soggetto di come la vive, se in forma egodistonica, cioè in conflitto tra le idee o pulsioni con gli ideali dell’io e vissuta con angosciante incertezza interiore; oppure egosintonica, cioè che è accettata dal soggetto, perché a lui congeniale, è in armonia con gli ideali dell’io.
Molti omosessuali affermano che il loro orientamento sessuale è il risultato di forze biologiche indipendenti dalla propria scelta e dal loro controllo, avvalorando la tesi che fattori di programmazione prenatale svolgono un ruolo importante nella sua determinazione. Ma è anche vero che alcuni eterosessuali diventano omosessuali in età adulta, confermando la tesi che l’omosessualità è un prodotto di problemi psicologici e quindi di eventi postnatali.

 

 

Psicologia dell’omosessualità

Molti studiosi hanno esaminato il comportamento degli omosessuali e degli eterosessuali basandosi su test psicologici, ma questi non consentono di riconoscere l’omosessuale dall’eterosessuale e non danno prove di una maggiore labilità emotiva o di una più alta frequenza di malattie psichiche tra gli omosessuali (Marcel Saghir e Eli Robins). Altri ricercatori hanno studiando l’ambiente familiare con decine di ricerche e si è riscontrato che la famiglia non determina l’omosessualità (Bell, Weinberg, Hammersmith). Fino ad ora la conclusione di studi e ricerche non ha dato prove attendibili che dimostrino che gli omosessuali siano meno “sani” degli eterosessuali e che l’omosessualità è una forma di disadattamento psicologico.

 

Psicoterapia e omosessualità

Il disturbo psicologico non conosce né razza né religione, colpisce qualsiasi individuo e nel nostro caso sia omosessuale che eterosessuale. L’omosessualità, per tutto il rispetto per la persona che la vive, rappresenta sempre una diversità in relazione ad un concetto o regola, comune a molte civiltà, che la famiglia è la base della società e questa è formata da un maschio e una femmina uniti in matrimonio. Da questa unione si, "continua la specie", mettendo al mondo dei figli. L’unione sessuale può avvenire solo tra il maschio e la femmina.

Con questa premessa vogliamo dire che non tutti gli omosessuali vivono bene la loro condizione in un ambiente per loro ostile, che può essere la famiglia, gli amici, il datore di lavoro, la chiesa o addirittura loro stessi contro se stessi. Certamente alcuni omosessuali in una società omofobica che ritiene che andrebbero curati e tramutati in eterosessuali, o vengono messi in ridicolo con battute sarcastiche e nomignoli, possono vivere problemi psicologici.

Alcuni problemi psicologici che può vivere l'omosessuale  

  • L’ossessione di essere omosessuali solo perché hanno avuto qualche rapporto omosessuale occasionale durante l’infanzia o l’adolescenza. Questo non significa che trarre piacere da un atto sessuale con un individuo dello stesso sesso, una sola volta e d’adolescente, si è  necessariamente omosessuale.
  • Chi si definisce omosessuale e desidera liberarsi da una condizione che vive come problematica.
  • Un periodo di confusione circa la propria identità e la difficoltà ad affrontare la propria omosessualità.
  • Scoprire di essere omosessuale e vivere la difficoltà ad accettarla.
  • Il disagio di come dichiarare di essere omosessuale ai propri familiari, di solito non è facile.
  • Vivere la propria omosessualità senza sensi di colpa, in modo sereno e alla luce del sole.

La terapia può essere utile in questi casi se è proprio l’omosessuale a chiederci di aiutarlo a risolvere dei conflitti interiori e vivere la propria sessualità quella più congeniale alla propria natura, omosessuale oppure eterosessuale. Un’opportuna psicoterapia può effettivamente dare buoni frutti e aiutare la persona a trovare fiducia in se stessa, vivere serenamente la propria condizione di orientamento sessuale, superare i giudizi negativi della famiglia e della società, recuperare l’autostima e nei soggetti più sensibili e fragili superare un eventuale stato depressivo o manifestazioni d’ansia. E’ ovvio che per ottenere un buon risultato il terapeuta deve avere un atteggiamento rispettoso, neutro, non giudicante nei confronti del cliente per il suo orientamento sessuale e considerare l’omosessualità non una deviazione patologica che deve essere corretta e curata.